5 Dicembre 2017: Trump comunica al presidente palestinese Abu Mazen l’intenzione di spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.
Tale decisione costituirebbe un riconoscimento di Gerusalemme capitale d’Israele: un torto inammissibile, non solo per i palestinesi, ma per la comunità islamica globale.
Gerusalemme: la capitale universale delle 3 grandi religioni monoteiste, ma anche uno dei nodi cruciali del conflitto fra Israele e Palestina.
La dichiarazione di Trump ha sconvolto l’opinione pubblica. I “potenti” del mondo rilasciano le loro dichiarazioni a favore o contro la decisione del presidente americano.
La porta di Damasco, a Gerusalemme, è ancora oggi, come in passato, il simbolo della rivoluzione, il punto nevralgico delle manifestazioni palestinesi.
Un luogo dove riesci a comprendere il significato di quel modo di dire che sentivi sempre da piccolo: basta una piccola goccia per far traboccare un vaso!
Nonostante tutto quello che è stato scritto, detto, fotografato e raccontato, fatichi a comprendere il tutto se non lo vedi con i tuoi occhi.
A Gerusalemme rimani attonito nel vedere come nello spazio di pochissime centinaia di metri o nell’arco temporale di pochissime ore ci possano essere così tante differenze e cambiamenti.
Sembra di essere la formica che cammina sul nastro di Möbius, due universi lontanissimi che in realtà sono uno.
Non due facce della stessa medaglia, ma la stessa faccia appartenente a due medaglie differenti.
Una faccia in cui gli stessi cellulari passano ormai indifferentemente dalla ripresa di una scena di vita quotidiana a un live su facebook di qualche scontro.
A Gerusalemme se da una parte noti un manifesto con la scritta ” God Bless Trump”, puoi non rivederlo più dopo una sola notte.
A Gerusalemme puoi imbatterti in ragazzini di 13 anni che partecipano ai festeggiamenti del Bar Mitzvah, e subito dopo vedere dei loro coetanei, intonare grida di protesta nei confronti dello stato d’Israele e della polizia.
A Gerusalemme puoi vedere persone che in luoghi diversi, ma vicini, pregano il proprio Dio, prima di assistere improvvisamente a scontri e arresti da parte delle forze dell’ordine.
A Gerusalemme puoi assistere ai giorni dell’Hanukkah, la festa ebraica che simboleggia il trionfo della luce sull’oscurità e poco distante sentire l’attivista Budour Hassan, cieca dalla nascita, urlare e manifestare contro le violenze di Israele. Violenze che non ha mai visto, ma che vive quotidianamente.